Titolo attribuito: Archivio Vasari
Datazione: 1461-1690
Descrizione:
L’Archivio Vasari (o Carte Vasari) è composto nel suo complesso da 31 codici. Esso costituisce quanto rimane dalla dispersione dell’archivio della famiglia Vasari:
Composto per la maggior parte da documentazione contabile e amministrativa riguardante la gestione del patrimonio familiare (registri di contratti, libri di ricordi, cause, libri di entrata e uscita, di debitori e creditori, ecc.) e da carteggi concernenti vari membri della famiglia, esso ne accompagna il ciclo vitale interrompendosi alla fine del XVII secolo, con l’estinzione della linea maschile della discendenza Vasari.
La parte sicuramente più peculiare e degna di nota è rappresentata dal nucleo di documenti relativi a Giorgio Vasari (1511-1574). Si tratta in tutto di 10 unità archivistiche, di cui 8 contenenti le lettere inviate a Vasari dai suoi corrispondenti (e alcune di quelle da lui inviate al Duca Cosimo I), a cui si aggiungono il “Libro delle Ricordanze” e lo “Zibaldone” (o “Libro delle Inventioni”). Questa parte di archivio venne organizzata dal nipote di Vasari, Giorgio di Pietro Vasari detto il Giovane (1562-1625), poliedrica personalità di studioso, artista, teorico e dilettante delle più svariate discipline, che intervenne sulle carte ordinandole secondo propri criteri.
L’Archivio Vasari (o Carte Vasari) è composto nel suo complesso da 31 codici. Esso costituisce quanto rimane dalla dispersione dell’archivio della famiglia Vasari:
Composto per la maggior parte da documentazione contabile e amministrativa riguardante la gestione del patrimonio familiare (registri di contratti, libri di ricordi, cause, libri di entrata e uscita, di debitori e creditori, ecc.) e da carteggi concernenti vari membri della famiglia, esso ne accompagna il ciclo vitale interrompendosi alla fine del XVII secolo, con l’estinzione della linea maschile della discendenza Vasari.
La parte sicuramente più peculiare e degna di nota è rappresentata dal nucleo di documenti relativi a Giorgio Vasari (1511-1574). Si tratta in tutto di 10 unità archivistiche, di cui 8 contenenti le lettere inviate a Vasari dai suoi corrispondenti (e alcune di quelle da lui inviate al Duca Cosimo I), a cui si aggiungono il “Libro delle Ricordanze” e lo “Zibaldone” (o “Libro delle Inventioni”). Questa parte di archivio venne organizzata dal nipote di Vasari, Giorgio di Pietro Vasari detto il Giovane (1562-1625), poliedrica personalità di studioso, artista, teorico e dilettante delle più svariate discipline, che intervenne sulle carte ordinandole secondo propri criteri.
Storia archivistica:
Alla morte di Francesco Maria Vasari, ultimo discendente della famiglia, avvenuta nel 1687, le carte seguirono la sorte della gestione ereditaria del patrimonio. Allo scopo di gestire la transazione da lui concordata con la Fraternita di Santa Maria della Misericordia di Arezzo, già nominata da Giorgio Vasari erede universale, Francesco Maria Vasari nel suo testamento nominava esecutori testamentari il sacerdote Giuseppe di Lorenzo Gigliozzi e il senatore Bonsignore di Tommaso Spinelli. Quest’ultimo trattenne presso di sé l’archivio per le necessità dell’esecuzione testamentaria.
L’archivio dei Vasari, e con esso le carte dell’artista aretino, rimase dunque inglobato nell’archivio Spinelli e, nel 1791, questi documenti furono elencati dall’archivista Francesco Cavini, incaricato dagli Spinelli di fare l’inventario e l’ordinamento del loro archivio.
Le Carte Vasari vennero rinvenute nell’Archivio Rasponi Spinelli nel 1908 da Giovanni Poggi che, nel 1917, nella sua veste di Soprintendente alle Regie Gallerie, li fece dichiarare ai sensi della normativa allora vigente (Legge 20.6.1909 n. 364).
Il 30 luglio del 1921 il conte Luciano Rasponi Spinelli acconsentì a dare l’Archivio vasariano in “deposito perpetuo” al Comune di Arezzo perché venisse conservato nella casa aretina dell’artista, “a vantaggio degli studi patrii e per il decoro della letteratura e dell’arte italiana”. La Casa era stata acquistata dallo Stato italiano nel 1911 in occasione del IV centenario della nascita, e quindi eretta in Casa Museo. L’Archivio Vasari è dunque, dal 1921, conservato nella casa aretina di Giorgio Vasari, da lui stesso edificata ed affrescata con chiaro intento di autorappresentazione.
Dal “deposito” del 1921 rimasero escluse, forse per un errore involontario conseguente al cattivo stato di ordinamento e conservazione dell’archivio Rasponi Spinelli, tre unità documentarie “Vasari” contrassegnate, nel corso dell’inventariazione settecentesca dell’archivio Spinelli, con i numeri 34, 35 e 66. Queste unità hanno seguito il destino dell’archivio Spinelli che, già conservato nella villa di Murlo di proprietà Rasponi Spinelli, venne esportato illegalmente dal nostro paese negli anni Ottanta del Novecento, in circostanze non ancora chiarite, e poi acquistato dall’Università di Yale. Attualmente l’archivio Spinelli, con le 3 unità Vasari residue, é conservato presso la Beinecke Library.
Dopo da dichiarazione emessa nel 1917, l’Archivio Vasari è stato dichiarato di notevole interesse storico con provvedimenti della Soprintendenza Archivistica della Toscana, che esercita su di esso la tutela come previsto dal Codice dei Beni Culturali. Il Ministero ne ha poi riconosciuto il suo intrinseco legame con la Casa Museo Vasari con D.M. dell' 8 marzo 1994 (vincolo di pertinenzialità).
Alla morte di Francesco Maria Vasari, ultimo discendente della famiglia, avvenuta nel 1687, le carte seguirono la sorte della gestione ereditaria del patrimonio. Allo scopo di gestire la transazione da lui concordata con la Fraternita di Santa Maria della Misericordia di Arezzo, già nominata da Giorgio Vasari erede universale, Francesco Maria Vasari nel suo testamento nominava esecutori testamentari il sacerdote Giuseppe di Lorenzo Gigliozzi e il senatore Bonsignore di Tommaso Spinelli. Quest’ultimo trattenne presso di sé l’archivio per le necessità dell’esecuzione testamentaria.
L’archivio dei Vasari, e con esso le carte dell’artista aretino, rimase dunque inglobato nell’archivio Spinelli e, nel 1791, questi documenti furono elencati dall’archivista Francesco Cavini, incaricato dagli Spinelli di fare l’inventario e l’ordinamento del loro archivio.
Le Carte Vasari vennero rinvenute nell’Archivio Rasponi Spinelli nel 1908 da Giovanni Poggi che, nel 1917, nella sua veste di Soprintendente alle Regie Gallerie, li fece dichiarare ai sensi della normativa allora vigente (Legge 20.6.1909 n. 364).
Il 30 luglio del 1921 il conte Luciano Rasponi Spinelli acconsentì a dare l’Archivio vasariano in “deposito perpetuo” al Comune di Arezzo perché venisse conservato nella casa aretina dell’artista, “a vantaggio degli studi patrii e per il decoro della letteratura e dell’arte italiana”. La Casa era stata acquistata dallo Stato italiano nel 1911 in occasione del IV centenario della nascita, e quindi eretta in Casa Museo. L’Archivio Vasari è dunque, dal 1921, conservato nella casa aretina di Giorgio Vasari, da lui stesso edificata ed affrescata con chiaro intento di autorappresentazione.
Dal “deposito” del 1921 rimasero escluse, forse per un errore involontario conseguente al cattivo stato di ordinamento e conservazione dell’archivio Rasponi Spinelli, tre unità documentarie “Vasari” contrassegnate, nel corso dell’inventariazione settecentesca dell’archivio Spinelli, con i numeri 34, 35 e 66. Queste unità hanno seguito il destino dell’archivio Spinelli che, già conservato nella villa di Murlo di proprietà Rasponi Spinelli, venne esportato illegalmente dal nostro paese negli anni Ottanta del Novecento, in circostanze non ancora chiarite, e poi acquistato dall’Università di Yale. Attualmente l’archivio Spinelli, con le 3 unità Vasari residue, é conservato presso la Beinecke Library.
Dopo da dichiarazione emessa nel 1917, l’Archivio Vasari è stato dichiarato di notevole interesse storico con provvedimenti della Soprintendenza Archivistica della Toscana, che esercita su di esso la tutela come previsto dal Codice dei Beni Culturali. Il Ministero ne ha poi riconosciuto il suo intrinseco legame con la Casa Museo Vasari con D.M. dell' 8 marzo 1994 (vincolo di pertinenzialità).