La casa aretina di Giorgio Vasari rappresenta, nel panorama europeo delle case d’artista, un esempio forse unico, per le caratteristiche e il significato del complesso di testimonianze che in essa sono riunite. Essa costituisce il fulcro di una vera e propria “macchina della memoria” che Vasari mette progressivamente e consapevolmente a punto per costruire l’immagine di sé da tramandare ai posteri.
Vasari acquista, costruisce e decora questa casa, posta in Arezzo in Borgo San Vito (oggi via XX Settembre), fra il 1540-1548: sono gli stessi anni durante i quali egli intrattiene contatti con l’ambiente culturale veneziano e con quello che a Roma gravita intorno al Cardinale Alessandro Farnese e ne è profondamente influenzato.
Nelle diverse sale, affrescate tra il 1542 e il 1548, agiscono in primo luogo le suggestioni provenienti dall’ambiente culturale veneziano, che Vasari aveva frequentato in occasione dell’allestimento scenico della “Talanta” di Pietro Aretino (1542). Ciò è evidente in particolare nella Sala del Trionfo della Virtù e nel suo complesso apparato allegorico che fa perno sull’ottagono centrale del soffitto, in cui si intrecciano le tre figure rappresentanti la Fama, la Virtù e l’Invidia. Lo spettatore, mutando la propria posizione, riconfigura diversamente i rapporti fra la Virtù e la Fortuna e l’universo che ruota loro intorno. E’ lo stesso mutevole rapporto tra memoria, spazio e immagine su cui si fondava l’ Idea del Theatro di Giulio Camillo Delminio, che aveva probabilmente ispirato anche Pietro Aretino nel suo allestimento scenico.
Vasari non manca di annotare nelle sue Ricordanze i lavori eseguiti nella sua casa aretina, e in particolare così registra la decorazione di questa stanza:
Museo Casa Vasari Arezzo, Archivio Vasari 30 (64), c. 17v, ricordo del 30 luglio 1548
Nel percorso che va dalla Sala del Trionfo della Virtù alla Camera della Fama Vasari passa dai temi cosmologici della divina armonia e della memoria del mondo, rappresentati nelle allegorie dipinte entro le partizioni simmetriche della Sala della Virtù, al recupero della memoria storica degli Artisti e delle Arti, in cui ricostruisce una sorta di propria “genealogia artistica”.
Museo Casa Vasari Arezzo, Sala del Trionfo della Virtù © SABAP per le province di Siena Grosseto e Arezzo. Foto: Alessandro Benci
Sul tema delle “genealogie imitative” e del “museo personale” non va dimenticato l’influsso che viene esercitato su Vasari dai letterati che – negli anni successivi al suo soggiorno veneziano – frequentano con lui a Roma la casa del Cardinale Alessandro Farnese: primo fra tutti il Giovio, impegnato ad allestire nella sua villa sul lago di Como il suo Museo di ritratti degli uomini illustri.
A questo riguardo particolarmente significativo risulta il fatto che la decorazione della Camera della Fama, iniziata nel 1542, venga completata da Vasari nel 1568, in perfetta concomitanza con la seconda edizione delle Vite (1568). Nello stesso periodo in cui pubblica la seconda edizione delle Vite, dove ricostruisce la genealogia di artisti che gli furono progenitori e maestri, Vasari dipinge infatti gli “ovali” della Sala della Fama, tra i quali inserisce i ritratti del bisnonno Lazzaro – elevato da semplice dipintore di selle al rango di pittore e di progenitore di artisti – di Luca Signorelli, di Spinello Aretino, di Bartolomeo della Gatta, di Andrea del Sarto, di Michelangelo ed infine di se stesso. Ad ulteriore conferma di questo parallelismo: la stessa allegoria della Fama che campeggia al centro del soffitto della sala omonima appare nell’incisione sulla carta di guardia della seconda edizione delle Vite.
Museo Casa Vasari Arezzo, Sala della Fama e delle Arti © SABAP per le province di Siena Grosseto e Arezzo. Foto: Alessandro Benci
Mentre, durante i suoi brevi soggiorni aretini, Vasari si impegna a completare la decorazione della sua casa, contemporaneamente provvede anche a riorganizzare e a riconfigurare la sua personale storia e memoria: un processo testimoniato dalla stesura retrospettiva delle sue Ricordanze e dall’attenta conservazione delle sue carte, e culminante nella seconda edizione delle Vite e nell’Autobiografia (1568) che suggella una vita straordinaria, consapevolmente dedicata a “lasciar fama e dilettar l’ingegno”.
La casa è dunque un testo, un documento, un insieme di architetture e di immagini rivelatrici del carattere e della storia del suo “estensore-produttore”. Essa ne testimonia le aspirazioni, i valori le idee, analogamente a quanto fanno i suoi scritti e le carte del suo archivio privato.
Il Museo di Casa Vasari di Arezzo è uno degli Istituti e Luoghi della Cultura del Polo Museale della Toscana (MiBAC).